[…] Ed è la musica, più ancora della tecnologia, il vero valore aggiunto artistico dell’operazione. Non è scontato: perché Cristian Carrara ha selezionato una ventina di frammenti di varie opere vivaldiane di ogni genere – tutte in edizioni di riferimento, da Fabio Biondi a Francesco Maria Sardelli a Philippe Jaroussky – cucendoli con musica nuova in tre brani, uno per sala, per 35 minuti senza soluzione di continuità, a cui le immagini fanno da “colonna visiva”. Un’operazione davvero raffinata, una sorta di cangiante rendering che, sull’insegnamento di Berio ma anche sulla scorta del Vivaldi Recomposed di Max Richter, fonde e allo stesso tempo mantiene riconoscibili antico e contemporaneo.
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Avvenire